di Leonetti Mario 22/06/2013
1962;
“Proclama 3447”: gli Stati Uniti d’America decidono di imporre un embargo
commerciale nei confronti di Cuba, subito dopo la fine della rivoluzione
castrista. L’embargo limiterebbe Cuba nell’importare prodotti dagli Stati Uniti
e da tutti i paesi del mondo che proprio con gli USA hanno stretto delle
relazioni economiche
Una
settimana fa, dopo aver fatto un’abbondante colazione – focaccia col salame e
gassosa al caffè – andai, come d’abitudine a lavarmi i denti e, nel momento
stesso in cui lo spazzolino entrava in contatto con i miei incisivi, ripensai
all’embargo cubano:
“Ma
se Cuba non può importare prodotti esteri nel Paese, come la Coca Cola, allora
come fanno i cubani a fare il Cuba Libre? Cos’è che mettono realmente i cubani
nel più famoso “long drink” del mondo?”
Semplice:
Coca Cola. Risolto il mistero.
A
questo punto vi starete sicuramente chiedendo: Ma come è possibile tutto ciò?
Tutto
ciò è possibile grazie alla Triangolazione Economica.
Cita
il dizionario treccani:
“La
triangolazione economica è un operazione di acquisto/vendita che coinvolge 3
operatori economici. Per esempio: l’azienda A acquista beni da B, incaricandola
di consegnare i prodotti all’impresa C […] Nel commercio internazionale le
triangolazioni sono utilizzate sia per aggirare vincoli all’esportazione e alla
vendita in un determinato Paese imposti da organismi internazionali, sia per
beneficiare di vantaggi fiscali”.
Così,
molti prodotti capitalistici, compresa la Coca Cola, arrivano a Cuba dal
Messico, da Panama o dal Canada, aggirando così la scellerata guerra economica
imposta ai cubani dagli States. Tutto ciò tuttavia non contribuisce al
miglioramento della vita economica e sociale del paese: un ragazzino cubano
oggi paga una lattina di coca il triplo rispetto ad un ragazzino italiano;
inoltre in cinquant’anni di embargo l’economia cubana ha perso circa 751,000 milioni di dollari. “C’est la vie” diranno alcuni. “E’ una porcata” penseranno altri.
La
sera stessa andai a dormire e, prima che i miei occhi potessero chiudersi
abbandonandosi così al sonno, il mio cervello, mandandomi un segnale ben
preciso, mi impose l’ultimo ragionamento logico della giornata:
“Ma
se la Coca Cola a Cuba costa il triplo rispetto all’Italia, come mai il Cuba
Libre lo si può comprare a prezzi popolari?
Ancora
una volta il web è accorso in mio aiuto. TuKola!
Nasce
come risposta ad una battaglia politica che dura da più di cinquant’anni. E’ la
bibita gassata più famosa dei caraibi, esportata anche in Italia a prezzi
modestissimi. L’embargo cubano ha contribuito alla realizzazione di un mercato
interno che, seppur poverissimo, è riuscito ad evitare il collasso economico
del Paese. La TuKola è, ad oggi la risposta cubana alla Coca Cola americana. Il
suo diretto prodotto sostitutivo, grazie al quale si riesce, fra l’altro, a
portare avanti la tradizione del Cuba Libre, di “Cuba Libera”. Apro il sito
ufficiale della bevanda ed ecco subito apparire lo slogan pubblicitario:
“Rivoluziona la tua sete!” (anche nelle pubblicità cubane si riesce a percepire
l’influenza di Fidel Castro o Che Guevara). La politica della bibita è diretta, non si
fanno giri di parole, essa è speranza, è lotta ad un sistema ingiusto, è
rendere accessibile ad un bambino la possibilità di gustare una bibita gassata,
è l’opportunità data ad un popolo di diffondere la propria cultura, è la
rivoluzione delle bollicine.
Che cos’è tuKola?
È una bevanda cubana, proposta quale alternativa alla
Coca-Cola.
Perché scegliere tuKola?
Perché è un prodotto equo e
sostenibile. Perché garantisce uno sviluppo economico rispettoso dell’uomo, dell’ambiente e delle tradizioni. Perché non sfrutta lavoratori. Perché non sfrutta la manodopera infantile. Perché è antimperialista e rivoluzionaria. Perché non uccide, non rapisce e non tortura.
Perché non è una multinazionale.
Perché? Perché è tuKola.
(Tratto dal sito:http://www.tukola.ch/Tukola/Tukola_IT.html)
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