mercoledì 9 maggio 2012

Letture Maggio 2012

IGNAZIO SILONE
Fontamara

Dopo aver letto Fontamara, che fare?
Sicuramente rifletterci sopra e capire che, alcune volte, la miseria unita all'ignoranza sono condizioni peggiori della povertà.
Il romanzo di Silone (per certi aspetti il "Pirandello d'Abruzzo") è una sana storia sull'ingiustizia.
L'oppressione e la rabbia sono gli elementi che caratterizzano l'intera vicenda ed i poveri cafoni,gli unici a pagare a caro prezzo le sorti dei loro destini, ne sono gli eroi.
Quando c'è di mezzo il fascismo, inoltre, come in questo caso, si riescono a percepire le grandi difficoltà a cui andavano incontro la maggior parte della popolazione italiana dell'epoca. Infine il sualismo città-campagna, non fa altro che accentuare la disuguaglianza fra coloro che hanno tutto (i ricchi) e che sfruttano la povera gente per raggiungere i propri scopi; e coloro che non hanno niente (i cafoni), i quali, portati all'esasperazione dalla "cattiva legge", cercano con qualunque mezzo di ribellarsi al regime.
Quindi concludo riportando a voi le unltime parole del libro:
------------------------------------------------------------------------------------------------------------

* Dopo tante pene e tanti lutti, tante lacrime e tante piaghe, tanto odio, tante ingiustizie e tanta disperazione, che fare?

*Tratto da Fontamara di Ignazio Silone - Oscar Mondadori - 22 Edizione - pag. 208

sabato 28 aprile 2012

Letture Aprile 2012

ERNEST HEMINGWAY
Fiesta
La prima cosa che mi è venuta in mente dopo aver letto Fiesta è: "Ma quanto gli è costata questa vacanza a Jake Barnes?".
Fra alberghetti più o meno lussuosi, grandi mangiate, mance generosissime, liquori e pregiate bottiglie di vino (fra cui ricordiamo il famoso Fundador Amontillado e il Rioja), il personaggio di Jake, giornalista americano di stanza a Parigi, si muove tra caratteristici paesini della Spagna insieme ad uno strano gruppo di amici.
Nel romanzo i personaggi, tutti con evidenti problemi di alcol, bevono in continuazione: bevono da soli, bevono con amici e sconosciuti, bevono per dimenticare o per mettersi a proprio agio durante i giorni della Fiesta.
Ed è proprio Pamplona, con la sua famosa festa di San Firmino e le sue corride, a far da cornice alla storia.
Hemingway descrive minuziosamente le fasi più importanti della fiesta popolare che inizia con gran fragore fino a scemare dopo sette giorni insonni fatti di canti, balli, vino, tori e toreri.
Non guasta mai, come in questo caso, la presenza di una bizarra femme-fatale, Brett, che sembra essere innamorata di tutti (compreso lo stesso Jake) e di nessuno.
Ancora un ultima cosa mi ha colpito del romanzo: ovvero la semplicità e l'efficacia con cui Hemingway conduce i dialoghi tra i personaggi nel corso del libro.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------

* La fiesta era davvero cominciata. Continuò giorno e notte per sette giorni. Continuarono le danze, si continuò a bere, e per una settimana il chiasso non cessò.
Le cose che accadevano, potevano solo accadere durante una fiesta. Tutto diveniva irreale e pareva che niente potesse avere conseguenze.
Pareva fuor di posto pensare alle conseguenze durante la fiesta. Per tutto il tempo che la fiesta durava, si aveva la sensazione, anche quando c'era calma, che bisognasse urlare ogni frase per farsi sentire. La stessa sensazione si aveva per le azioni.
Era una fiesta, e per sette giorni continuò. 

* Spezzone tratto da Fiesta di Ernest Hemingway - Oscar Mondadori - VIII Edizione 1980 - pag. 206

sabato 21 aprile 2012

Riflettiamo...

LE ACCISE CHE LO STATO PRELEVA DAL PREZZO DELLA BENZINA

    - 0,001 euro per la guerra di Abissinia del 1935;
    - 0,007 euro per la crisi di Suez del 1956;
    - 0,005 euro per il disastro del Vajont del 1963;
    - 0,005 euro per l’alluvione di Firenze del 1966;
    - 0,005 euro per il terremoto del Belice del 1968;
    - 0,051 euro per il terremoto del Friuli del 1976;
    - 0,039 euro per il terremoto dell’Irpinia del 1980;
    - 0,106 euro per la missione in Libano del 1983;
    - 0,011 euro per la missione in Bosnia del 1996;
    - 0,020 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
    - da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
    - 0,040 euro per far fronte all’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011.
    TOTALE: 0,26 euro per ogni LITRO di BENZINA

venerdì 13 aprile 2012

Notizie dal Mondo

La birra rende intelligenti: ecco giustificato il genio di Bukowski*


Un paio di birre e sei più intelligente o quantomeno creativo, ma solo se sei uomo. È quanto sostengono i ricercatori dell’Università dell’Illinois di Chicago. Gli studiosi hanno fatto un esperimento su un campione di 40 uomini: chi aveva bevuto un paio di birre è stato più veloce a risolvere un quiz rispetto a chi era sobrio. Dalla ricerca è emerso che chi aveva bevuto ha risolto il 40% dei problemi in un tempo minore rispetto a chi non aveva assaggiato neanche un sorso: 12 secondi contro 15,5 secondi. Stando alla ricerca dunque una piccola quantità di alcol nel sangue aiuta a risolvere problemi soprattutto di tipo creativo, cosa che dimostra come scrittori del calibro di Charles Bukowski abbia tratto “vantaggio” dal bere.
Sembra che la birra sia diventata il banco di prova di tutti gli studiosi: prima la ricerca sui “Beer Goggles“, la capacità cioè degli alcolici di rendere più bella la realtà, ora quella sull’intelligenza alcolica.
La psicologa Jennifer Wiley ne è convinta: un po’ d’alcol non fa male, anzi aiuta a essere più creativi. Anche se i bevitori “non sono bravi nei compiti che coinvolgono la memoria, diversamente riescono a risolvere problemi di tipo creativo“.
Così la dottoressa spiegherebbe la capacità di scrittori come il già citato Bukowski, Ernest Hemingway o John Cheever di creare capolavori nonostante i loro problemi di dipendenza da alcol.
Un paio di bicchieri a cena aiutano l’aspetto creativo a venir fuori“, ha concluso la Wiley.
Peccato che i suddetti scrittori ne bevessero più di un paio e che il genio non si misura a birre: non tutti possono diventare il nuovo Bukowski bevendosi un paio di pinte.
Magari ci si può provare, ma non date la colpa alla birra se non riuscite a scrivere capolavori.

* Articolo tratto dal sito http://www.haisentito.it/

mercoledì 11 aprile 2012

Letture Aprile 2012

MANUEL VAZQUEZ MONTALBAN
La Solitudine del Manager*

...Carvalho decise di consolarsi pranzando all'Agut d'Avignon, ristorante
con cui si compiaceva per la bontà dei suoi piatti e dove si dispiaceva per l'esiguità delle porzioni. Quando il poeta Graciàn scrisse "... le cose buone, se brevi sono doppiamente buone" non pensò al cibo, e se così fece, significa che Graciàn fu uno di quegli intellettuali di merda capaci di nutrirsi di minestrine in brodo o di un uovo sodo, sodo come le loro teste. "Bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare,"  ha detto più di n filosofo arrugginito, massima che oggi sostengono certi dietologi senz'altra scienza a cui attaccarsi che la repressione degli obesi.









* Manuel Vazquez Montalbàn - La Solitudine del Manager - Universale Economica Feltrinelli - I edizione 1995 - 6,50 euro

Omaggio a Miriam Mafai: il suo ultimo articolo

Così salvammo quei bambini*
* La Repubblica 02 Febbraio 2012

"Ma Cassino non esiste più...", ci raccontava Pina Savalli, la nostra amica che da qualche settimana si era trasferita lì per organizzare il trasferimento dei bambini, i più affamati, i più ammalati verso le ospitali case dei contadini emiliani. Pina Savalli era un bravo medico ma noi pensavamo che esagerasse. Invece aveva ragione: Cassino non esisteva più. Cancellata prima dai bombardamenti per lo sfondamento della Linea Gustav, e poi dall'avanzata delle truppe alleate verso Roma, Cassino si presentava ormai, nell'inverno tra il 1945 e il 1946, come un campo di battaglia, abbandonato, coperto da una palude di melma e di fango, interrotto dai lugubri cartelli "go slowly; death is so permanent". E i bambini, che avevano avuto la sventura di nascere a Cassino e nei paesi vicini, figli di poveri contadini, vivevano, o meglio sopravvivevano, prime vittime della guerra, nelle grotte, nelle case semidistrutte, nelle baracche, esposti da mesi al freddo alle malattie alla fame.

Fu il Congresso comunista del dicembre del 1945, a lanciare, da Roma, un appello per la salvezza dei bambini di Roma e del Sud. E immediatamente giunsero le offerte delle famiglie emiliane disposte ad ospitare, per il tempo necessario, i piccoli meridionali affamati e malati. Ho partecipato, allora, alla organizzazione della partenza dei bambini romani per le accoglienti
famiglie di Modena e Reggio Emilia. A Roma, a poco più di un anno dalla liberazione, si pativa ancora il freddo e la fame. Nelle case di Primavalle, del Quadraro, del Quarticciolo si viveva di miseria e di espedienti. E noi andavamo di casa in casa a chiedere chi voleva affidarci un bambino per mandarlo a vivere, per qualche tempo, presso una famiglia emiliana che lo avrebbe nutrito, rivestito, mandato a scuola, se necessario curato. Mi chiedo ancora, a distanza di tanti anni, come ci riuscimmo.

La fame doveva essere tanta, e tanta la fiducia in noi se ci riuscimmo. E a metà gennaio, da Termini partì il nostro primo treno speciale per Modena carico di scalpitanti irrequieti bambini romani. Poi fu la volta di Cassino, la zona che è rimasta giustamente simbolo della massima distruzione ed emergenza. Cassino non esisteva più, e i paesi intorno erano ridotti a macerie. Ma tra quelle macerie, in quei tuguri vivevano ancora i superstiti di quella tragedia, donne, uomini e bambini. Li andarono a cercare Pina Savalli, e altre nostre amiche, tra cui la professoressa Linda Puccini e l'efficientissima Maria Maddalena Rossi, che ritroveremo poi deputato alla Costituente. Ci vollero quasi due mesi di lavoro a Frosinone per vincere i sospetti ("ma dove li portate?","quando torneranno?") e organizzare, superata l'emergenza, le prime partenze. Ma finalmente, i primi treni di bambini ospiti delle generose famiglie emiliane partirono anche da lì. E Pina Savalli, la nostra amica medico che era stata tra le organizzatrici di quel trasferimento, ci raccontava, anche anni dopo, quella vicenda con la stessa passione ed emozione. "Se quei bambini fossero rimasti lì" - diceva - "in quelle baracche o in quelle caverne in cui li avevamo trovati sarebbero certamente morti o, se sopravvissuti sarebbero rimasti gravemente menomati, malaticci, disadattati, esposti a tutte le malattie...". E invece no. L'emergenza era stata superata, e quei bambini si erano salvati.

mercoledì 7 marzo 2012

Letture Marzo 2012

CHUCK PALAHNIUK
Fight Club*

Il primo Fight Club siamo stati io e Tyler a scazzottarci.
In passato era sufficiente, quando tornavo a casa rabbioso e sapevo che la mia vita non stava dietro al mio piano quinquennale, mettermi a ripulire l'appartamento o lucidare la macchina. Un giorno sarei morto senza una cicatrice addosso e avrei lasciato un gran bell'appartamento e una gran bella macchina. Molto, molto belli, fino al formarsi di un nuovo velo di polvere o fino all'arrivo di un nuovo propietario. Non c'è niente di statico. Persino la Gioconda se ne va a pezzi. Da quando c'è il fight club posso far dondolare metà dei denti che ho in bocca.
Forse l'automiglioramento non è la risposta.
Tyler non ha mai conosciuto suo padre.
Forse la risposta è l'autodistruzione.
Tyler ed io andiamo ancora al fight club, insieme. Il fight club è lo scantinato di un bar, adesso, il sabato sera, dopo l'ora di chiusura, e settimana dopo settimana, quando ci vai ci trovi più gente.
Tyler si piazzasotto l'unica luce al centro del nero scantinato di cemento e vede quella luce riflettersi nel buio in cento paia d'occhi. La prima cosa che Tyler grida è: "La prima regola del fight club è che non si parla del fight club".
"La seconda regola del fight club" grida Tyler, "è che non si parla del fight club".

* Chuck Palahniuk - Fight Club - Piccola Biblioteca Oscar Mondadori - I edizione 2004 - 8,80€

lunedì 27 febbraio 2012

Letture Febbraio 2012

DANIEL ALARCON
Guerra a Lume di Candela*


José Carlos rovesciò il posacenere con un movimento goffo del braccio: tremava violentemente. Fernando si mosse rapido per spazzare la cenere nella sua mano.
"Mi hanno sparato, Negro! Mi hanno ucciso!" José Carlos scese con la mano sul tavolo, picchiandola forte. "Mi hanno sparato a salve! Hanno giocato a uccidermi!"
"Poi mi hanno trascinato di nuovo nello spogliatoio. Puzzavo del mio piscio e della mia merda. I miei amici mi reggevano. Qualcuno mi ha tirato addosso dell'acqua. Sei vivo, mi dicevano, ma io non gli credevo. Non ti ha toccato nessuna pallottola, dicevano, ma io sapevo che le avevo sentite. Ho passato tre giorni morto, Fernando. Tre giorni...
José Carlos aveva la voce sottile e fumosa. "E' quello che faranno a voi."
"E cosa possiamo farci Perucho?" Fernando gli prese la mano e gliela strinse. "Sei a casa. Siamo vivi."
José Carlos scosse la testa e tossendo forte spense la sigaretta. "E' semplice, Negro. Vince sempre chi è armato."

* Tratto da Daniel Alarcon - Guerra a lume di candela. Terre di Mezzo Editore. Vincitore del Whiting Writers' Award

domenica 26 febbraio 2012

Letture Febbraio 2012

BANANA YOSHIMOTO
L'Ultima Amante di Hachiko*

Ci fu una mattina in cui mi disse:
"Hai presente quei tassisti, quelli a cui i clienti vomitano sempre in macchina?"
"No, perché? Esistono?" risposi io ridendo.
"Ti giuro esistono eccome. Me ne parlava tempo fa proprio uno di loro. E non sò perché, è un periodo che continua a tornarmi in mente la sua storia incredibile."
"Ma davvero ci sono tassisti del genere?"
"Quando gli vomitano in macchina, poi per quel giorno non possono più lavorare perché l'odore impregna l'abitacolo."
"Cosa!?!"
"Mi diceva il tassista che ad alcuni di loro, sfortunatissimi, succede sempre. E che lui riesce a capire quali sono i clienti che vomiteranno."
"Gli ubriachi, no? Ma perché li fa salire in macchina, allora? Non è che magari continua a pensare allo schifo che ha provato quando gli è successo e ne ha semplicemente ingigantito il ricordo?"
"Certo sarà anche così. Ma mi ha detto che è addirittura famoso tra i suoi colleghi. Gli è successo così tante volte che hanno incominciato a sospettare che fosse lui stesso a farlo. Gli hanno detto di andarsi a fare vedere all'ospedale. La verita, invece, è che persino tra i peggiori ubriachi che prendono il taxi, ce ne sono tanti che non vomitano. A lui, però, succede regolarmente, tutte le volte che dentro di sé prega che non succeda. Ha cercato di evitare il giro dei quartieri dei locali, ma gli è andata male lo stesso. Una volta a Okusawa, nel quartiere di Setagaya, passava per una via buia di una zona residenziale. Hacaricato uno e questo si è sentito male e gli ha vomitato su tutto il sedile anche se non aveva bevuto una goccia di vino."
"Incredibile!"
"Ci pensavo in questi giorni, sai. Lui è proprio il tipo che ti dà l'impressione di essere molto depresso, uno che effettivamente ti fa venire voglia di vomitargli nel taxi. Con lui davanti, più ti sforzi di non farlo, più stai male e ti vengono i conati. Figurati che anch'io, mentre mi raccontava tutte quelle storie con la sua faccia triste, ho cominciato a sentirmi poco bene. Ma a parte questo credo, che sia tutto un segno del destino, un messaggio perché smetta di guidare il taxi. Forse è sempre giù di morale proprio perché non è portato per il lavoro che fa, e dentro di sé spera che qualcuno gli vomiti in macchina, così per quel giorno ha finito di lavorare. Oppure è una cosa che lo ossessiona al punto tale che inconsciamente la provoca lui stesso. Insomma, è un destino in qui si intrecciano milioni di fattori."

*Tratto da Banana Yoshimoto - L'ultima amante di Hachiko. Edizione Universale Economica Feltrinelli

venerdì 10 febbraio 2012

Tratto dal Racconto IL MATRIMONIO di Leonetti Mario

Carrie si svegliò di scatto e irruppe nel silenzio che la notte portò nella sua casa in città. Era madida di sudore, non certo per il caldo visto che il mese d’Ottobre è un mese pre-invernale, era sudore freddo. Paura. 
I suoi sogni erano carichi di odio e paura, i suoi pensieri pieni di dubbi e rimorsi. Tutto ciò le creava un certo disagio: pensate a quanto ci vuole per addormentarsi quando si ha la mente piena di tanta merda, ed una volta che si è riusciti a immergersi nei meandri del sonno, i sogni che tiri fuori da quella testolina meccanicamente razionale ed al contempo involontariamente irrazionale, siano dei veri e propri incubi infernali paragonabili ad un’apocalisse celebrale.
Non è semplicemente un brutto sogno e basta, è qualcosa di più. Carrie lo sapeva bene. Conosceva le sue sensazioni, il suo stato d’animo. Non stava affatto bene…
“Carrie, stai bene, è stato solo un brutto sogno; forse a causa dei troppi zuccheri assunti oggi oppure a causa dello stress da lavoro”, pensò la giovane donna, che, ancora trentenne, non si curava delle piccole rughe che incominciavano a solcare il suo volto bianco e delicato. I suoi occhi azzurri erano un regalo di sua madre; l’unica cosa, insieme a una foto ed una vecchia Bibbia che le erano rimaste di lei.
Poco importava… Carrie non era attaccata a sentimentalismi familiari, proprio perché una famiglia non l’ha mai avuta. Sua madre morì durante il parto, il padre invece era un marine in pensione con problemi d’alcol. Aveva sicuramente visto l’inferno a Nha Trang e ne era rimasto talmente scioccato che, ritornato dal Vietnam, scoprì che sarebbe stato più divertente attaccarsi ad una bottiglia che crescere una figlia. In un certo senso con sua figlia ci si divertiva ogni tanto, ma non stò qui a raccontare come…
“Devo smetterla di fare questi sogni…”
Si alzò dal letto a due piazze ancora caldo e si diresse verso il soggiorno. Camminava sempre scalza in casa sua… Il contatto con la moquette le dava sempre un senso di piacere ai piedi, forse perché da piccola adorava scorrazzare a nudi piedi sul grande prato dietro la fattoria dei nonni (i suoi nuovi genitori dopo che il padre fu denunciato per molestie) che si trovava nel grande stato del Texas.
Adorava il clima del sud, gli odori, la cucina l’accento del sud. Dopo il diploma era stata con alcune amiche in viaggio nel Mississipi o giù di lì, vivendo un esperienza unica fatta di vita all’aria aperta ed a contatto con la natura. La decisione di partire gli era venuta subito dopo aver visto il film “Into the Wild” e aveva deciso di voler emulare le imprese e la vita di Christopher Mccandless, certo non il finale del film (visto che alla fine della storia, dopo aver raggiunto l’Alaska e dopo tanto girovagare il protagonista muore), dove si sà che quella frase, “the end”, alla fine di un film, indica che da lì a breve ti passeranno davanti agli occhi i titoli di coda con quella lunga sfilza di nomi che scorrono di solito su uno sfondo nero, ma per Carrie la storia era solo all’inizio e solo lei poteva decidere come tutto sarebbe andato a finire.

(Ogni forma di testo, anche breve, è tutelata dalla normativa sul diritto d'autore e non può essere copiata, riprodotta (anche in altri formati o su supporti diversi), né tantomeno è possibile appropriarsi della sua paternità).

sabato 4 febbraio 2012

Piccoli Gandhi Crescono… di Leonetti Mario


Piccoli Gandhi Crescono…*

Lo spirito del Mahatma Gandhi, padre della nazione indiana e leader dei diritti civili, rivive anche nelle nuove generazioni del Paese. Gandhi è da sempre considerato un modello da seguire ed emulare e, a distanza di 61 anni dalla sua tragica morte, circa 500 bambini hanno voluto omaggiare il loro leader spirituale con una passeggiata di pace tenutasi a Calcutta ribattezzata “Rise up”.
I bambini, dall’età compresa fra i 10 ed i 16 anni, hanno partecipato tutti insieme alla manifestazione imitando il Mahatma nel modo di camminare e nel modo di vestire: i “piccoli Gandhi” indossavano cappellini color carne, occhiali rotondi, baffetti grigi, il khadi ovvero il tipico abito bianco e reggevano tra le mani un bastone di bambù.
L’evento, dapprima partito in sordina, ha riscosso un grande successo suscitando l’attenzione dei mass media internazionali. Il motivo di tale attenzione è dovuto dal fatto che, in questa occasione, è stato battuto anche un Guinnes World Record: il maggior numero di bambini vestiti da Gandhi; record detenuto in precedenza da una scolaresca indiana formata da 200 bambini.
Leonetti Mario


* E' possibile trovare questo articolo anche su http://www.lenews.eu/

martedì 31 gennaio 2012

Omaggio a Giorgio Bocca: il suo ultimo articolo

L'oscenità in politica*
*La Repubblica 23 Settembre 2011

La politica, il parlar di politica come un interminabile, ossessivo fiume di oscenità, come accadeva nella fanciullezza quando ci scambiavamo parole “sporche” persuasi che quello fosse il segno della raggiunta maturità, che eravamo diventati uomini capaci di creare uomini. Giornali e televisioni sembrano dominati dalla foia delle immagini lubriche, dell’umorismo da caserma.
Un uomo, un industriale brianzolo di nome Silvio Berlusconi è il portavoce di questa volgarità plebea che ha ritrovato il coraggio di esporsi in pubblico, anzi vantandosi in pubblico di esistere. Nelle intercettazioni telefoniche di Silvio, dei suoi cortigiani, delle sue prostitute ritrovi lo sfogo carnevalesco della sessualità repressa. La Rai ha trasmesso un' intervista a una delle escort: sembrava la parodia di un inno satanico.
Proterva, sfrenata la signorina recitava la parte del demonio vincente su tutte le ipocrisie, su tutte le viltà. Parlava del ruffiano Tarantini come di un campione della verità e dell' audacia: sia lodato lui che in questo mondo di pecore ha avuto il coraggio di essere ciò che un uomo vincente deve essere, uno che ruba, approfitta, che usa la benevolenza dei potenti viziosi per fare strada. Non solo dei piccoli ricatti, delle modeste tangenti, ma i grandi affari con i monopoli privati di Stato, con la chimica e le meccaniche e il petrolio.
Coraggioso e ingegnoso: qualche bella ragazza mandava nel salotto giusto ed ecco che il furbo Tarantini era diventato un personaggio chiave della corruzione. La bella escort proseguendo l' intervista non si conteneva più, faceva l'elogio della lascivia che aiuta la furbizia, dell' avidità che è il giusto sentimento di rivalsa dei nati poveri. Irridente, sprezzante di ogni prudenza, di ogni rispetto. Credete a me che queste cose le conosco: hai un fratello disoccupato da sistemare, una madre ammalata da curare, devi pensare al tuo avvenire, a uscire dalla miseria degli stipendi statali.
E allora smettila di fare l' elogio delle virtù che ti lasciano povera, dei doveri con i quali non ti compri una T-shirt elegante, credi a me che conosco la catena del successo e della ricchezza, se devi venderti per
avere dei bei vestiti venditi, perché solo l'eleganza ti aprirà le prime porte, se vuoi diventare un' attrice, un' indossatrice alle feste di Silvio e dei suoi simili non andartene proprio al momento giusto, quello in cui si fermano le candidate al suo letto, ai suoi amori penosi ma redditizi. Quando le prostitute rivendicano il loro diritto a esserlo, il loro merito a essere uscite dal gregge dei paurosi e dei deboli è troppo tardi per ogni considerazione sociale: siamo alla disperazione senza rimedio di chi sceglie la via delittuosa pur di uscire dalle pene della vita.
A questo punto sei fuori da una vita non diciamo virtuosa, ma onesta, fuori da una socialità corretta o sopportabile, dentro un groviglio di ricatti e di menzogne. Durante l'inchiesta di Mani pulite il procuratore Di Pietro ebbe parole di pietà per i poveracci che erano caduti nella rete infernale, anche loro, disse, hanno dei sentimenti, dei parenti, dei desideri di redenzione. Ma è altrettanto vero che uscire dalle grinfie del demonio nonè facile, che non tutti possono resistere alle sue tentazioni.
Si chiede a Berlusconi di fare un passo indietro. Non lo farà. Uomini come lui non sono in grado di farlo, non esistono per loro rifugi in paesi lontani. Se sono al punto in cui sono è perché lo hanno voluto con volontà di distruggersi, prevalente su quella di salvarsi.

 Giorgio Bocca

Musei di Storia Innaturale di Leonetti Mario


Musei di Storia Innaturale*
Alcuni fra i più controversi musei nati durante il ventesimo secolo
Una legge morale ci impone di accettare la frase “il mondo è bello perché è vario”; anche l’arte e la cultura, a loro volta, recitano una bizzarra parte in tutto ciò che ci circonda.
Di certo molte persone avranno sentito parlare di British Museum, del Louvre, del famoso Museo di Storia Naturale di New York più volte citato in diversi film, o ancora musei d’arte contemporanea come il Guggenheim. Tuttavia esiste un’altra realtà. Essa è meno conosciuta perché è considerata più stravagante e inusuale.
A Nuova Delhi in India si trova il Museo internazionale della Toilets creato dal Dottor Bindeshwar Pathak un pioniere nel campo della sanità in India. Egli si occupa principalmente dell’evoluzione dei servizi igienici a livello internazionale, collaborando addirittura con organizzazioni come l’ONU. Questo bizzarro museo è stato creato per aiutare a diffondere non solo la storia dello sviluppo della toilets, ma anche per promuovere il suo utilizzo in Paesi dove espletare all’aperto bisogni fisiologici è una pratica ancora molto usata da milioni di persone. Al suo interno la struttura contiene diversi tipi di sanitari: alcuni antichi in legno, fino ad arrivare ai modelli di ultima generazione.
Per tutti gli appassionati della saga di Harry Potter è stato inaugurato nel 1951 il Museo della Stregoneria a Boscaste in Cornovaglia. Il museo ospita la più grande collezione al mondo di manufatti legati proprio alla stregoneria. Per sole quattro sterline si potranno sfogliare circa tremila volumi che trattano di occulto, magia ed esoterismo.
A Praga invece si trova il Museo di Strumenti di Tortura Medievali. Per quanto l’ambiente può risultare macabro ed inquietante, al suo interno, il museo, offre la possibilità ai turisti di toccare con mano sessanta strumenti ed attrezzi di tortura usati principalmente durante l’epoca dell’inquisizione.
Chi l’ha detto che una Tenia non potrà mai trovare posto in un museo?
Il Meguro Parasite Museum è l’unico museo al mondo dedicato ai parassiti. Esso è principalmente una struttura di ricerca fondata nel 1953 da Satoru Kamegari, un dottore in scienze mediche. Il museo, unico nel suo genere, è messo anche a disposizione del mondo accademico e del governo. Il primo piano della struttura presenta una panoramica generale delle varie specie di parassiti, mentre il secondo piano si concentra sulle fasi del ciclo di vita dei parassiti. Il museo può contare in tutto almeno trecento esemplari conservati in formalina al 5%.

Leonetti Mario
* E' possibile trovare questo articolo anche su http://www.lenews.eu/